Martedì 14 ottobre 2025
Dopo qualche anno di assenza, sono tornato in Val di Rinas, un po’ come a ritrovare una vecchia fiamma. Avevo promesso a Kurt di portarlo a ripetere una via che avevo aperto ormai dieci anni fa. L’idea iniziale era il Catinaccio, ma il cielo coperto ci ha fatto desistere. Ho aperto questa via a più riprese nel 2015, completandola il 18 settembre dello stesso anno. È la più semplice della parete: prima avevo già aperto Easy Daisy, decisamente più impegnativa.La scoperta della parete risale all’estate del 2012, durante un’escursione ricognitiva. La muraglia, ben visibile dalla Valle dell’Adige, mi aveva subito colpito: imponente, ma al tempo stesso stimolante per nuovi itinerari. Nella parte centrale della parete, a pochi metri da terra, pendeva una vecchia fettuccia scolorita, legata a vari chiodi, terminante una quindicina di metri più sopra. Si trattava di un vecchio tentativo, di altri alpinisti — uno dei quali incontrai sul sentiero durante una perlustrazione successiva.Nel libro di via, alla penultima sosta, ho notato che poche cordate l’hanno ripetuta, probabilmente per la scarsa pubblicità. Il primo tiro è il più impegnativo: circa sei o sette metri strapiombanti che, affrontati in libera, alzano sensibilmente il grado. Per il resto la via si mantiene su difficoltà piuttosto omogenee (6a / 6b+). Solo sul secondo tiro si incontra un breve tratto di roccia dubbia, mentre il resto offre roccia da buona a ottima.
Accesso:
Usciti al casello dell’A22 di Ala-Avio, prendere a destra in direzione nord e proseguire per circa due chilometri fino a raggiungere un ponte con due caratteristiche arcate metalliche, che scavalca il corso d’acqua proveniente dalla centrale elettrica poco distante.
Poco prima del ponte, svoltare a sinistra imboccando una stradina che termina dopo circa 50 metri. Superata una sbarra, ci si inoltra in un boschetto che delimita sulla destra il conoide detritico che sale verso la Val Rinas, seguendo una traccia che si congiunge a un tratto di vecchia strada militare, della quale si notano ancora alcuni muretti di contenimento immersi nella vegetazione.
Seguendo questa traccia, a tratti segnalata con frecce o bolli rossi, si sale fino a un tornante verso destra. Da qui si prosegue a sinistra (ometto), scendendo di qualche metro, iniziando a salire sul versante opposto. In questo tratto si incontrano segni azzurri .La direzione è ora verso la base della parete, alla quale ci si avvicina zigzagando, cercando ometti di pietra e ulteriori segni sugli alberi. Si giunge infine sotto la parete, dove questa forma alla base un grande strapiombo, situato pressoché al centro della bastionata. A destra si trova la via “Easy Daisy”(targa), mentre si prosegue a sinistra sotto la parete fin quasi alla fine di questa è qui si trova la scritta alla base e si notano i fix sullo strapiombo. Circa un ora/ un ora e 15 minuti dall’auto.

Relazione della via
1° tiro – 23 m, 10 fix, A0/A1 poi 6b+ (un passo)
La partenza in strapiombo è veramente tosta. Nei fix sono stati lasciati dei cordini per agevolare la progressione. Arrivati su una cengia, si traversa a sinistra per qualche metro, poi si sale un muro dapprima verticale e successivamente leggermente strapiombante. La roccia è solida e concrezionata, lavorata dalle colate d’acqua. Poco prima di uscire dal muro nero-grigio, un passo obbliga a salire sulla cengia soprastante prima di poter moschettonare di nuovo. Da lì ci si sposta a sinistra per prendere una fessura che conduce al ballatoio della sosta.
Sosta 1 su due fix (uno con anello).A pochi metri a sinistra dell’attacco è presente una variante di difficoltà 6c (non collaudata), che evita l’artificiale originale.

2° tiro – 20 m, 5 fix e 1 cordone su albero, 6b (un passo)
Si traversa leggermente a sinistra per poi risalire lo spigolo di roccia gialla (attenzione, un po’ delicato). Sopra una cengia con albero si affronta un muro grigio, dapprima a destra poi diretto su muretto verticale, sfruttando una breve fessura fino alla cengia con la sosta su due fix.


3° tiro – 20 m, 4 fix e 1 ch., 6a+
Si parte delicatamente a sinistra della sosta, seguendo un diedro inclinato, poi si obliqua leggermente a destra e si sale diritto su roccia a gocce fino a rimontare una cengetta che si percorre a sinistra fino alla sosta su comoda cengia (due fix, uno ad anello).

4° tiro – 23 m, 7 fix, 2 ch. e 1 cl., 6a+
Si sale a sinistra della sosta, poi si obliqua a destra fino a una cengia. Risalita questa, si traversa a sinistra fin sotto un diedro che si supera direttamente. Giunti a un’altra cengia, si prosegue sul lato destro fino a un ballatoio sullo spigolo a sinistra, dove si trova la sosta.

5° tiro – 23 m, 6 fix, 6b+
La lunghezza inizia con un traverso su piccola cengia, aiutandosi con una lama addossata alla parete. Si sale poi un’ulteriore lama e si traversa a sinistra fin sotto una parete gialla, dove un passo delicato porta a una presa orizzontale che consente di raggiungere un cornicione. Da qui, un breve muretto finale porta alla sosta su due fix.

6° tiro – 28 m, 6 fix, 1 ch. e 1 cl., 5b
Dalla sosta si obliqua leggermente a destra su roccia ottima a gocce, poi si sale diritti a sinistra dello spigolo fino a dove la roccia si tinge di nero. Da qui si traversa a destra, passando per una clessidra, e si scende ancora leggermente in traverso fino alla sosta su due fix (nicchia con libretto di via).


7° tiro – 28 m, 8 fix e 3 cl., 6a+
Si punta al diedro soprastante. Si sale sopra la sosta fino alla base del diedro fessurato, che si segue sfruttando la fessura centrale (a tratti cieca), poi con difficoltà in calando si raggiunge il prato sommitale.

Discesa:
Due possibilità:
- A piedi. Risalire il pendio fino a incrociare un sentiero, seguirlo verso sinistra fino a una spianata. Da qui una traccia con bolli rossi (da verificare se ancora visibili) segue la dorsale che delimita a sinistra la parete, riportando all’attacco e poi al fondovalle lungo la traccia d’avvicinamento.
- In doppia. Con mezze corde, come abbiamo fatto noi:
- prima calata da 30 m fino a S6 (attrezzata con cordino su albero terminale);
- seconda calata S6 → S3, circa 50 m;
- terza calata S3 → terra, circa 52 m.
Note: La via porta il nome di Maria Bertoletti, detta Toldina. Sposata con Andrea Toldini, anche lui di Pilcante, fu arrestata per stregoneria e processata nel castello di Avio nel 1715. La condanna a morte fu pronunciata a Brentonico e il suo corpo dato alle fiamme il 14 marzo 1716. Probabilmente fu una delle ultime donne uccise per stregoneria nella zona.
AVVERTENZE: L’alpinismo e l’arrampicata sono attività potenzialmente pericolose se non praticate con la dovuta preparazione ed esperienza.
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