Sabato 11 gennaio 2025
La parete dell’Antiscudo, seppur breve, rimane sempre una buona alternativa per le giornate in cui non si hanno grandi velleità, e volendo si possono concatenare anche più itinerari per riempire la giornata. La parete è stata valorizzata da Roly Galvagni e Massimo Maceri negli anni 2007/2008, quindi circa 17/18 anni fa. Le vie aperte risentono dell’età, più che altro per l’abbondante vegetazione che si è sviluppata lungo le fessure e le cenge. Massimo Maceri, recentemente, si è adoperato per pulire alcune vie, e una di queste è quella che abbiamo ripetuto. La via è stata aperta da M.Maceri nel 2007 in solitaria.

Il nome della via è stato dedicato dall’autore in memoria di due colleghe perite in un incidente stradale (Antonella e Daniela) all’epoca. Le vie di questa parete sembrano dimenticate, ma la loro pulizia sicuramente le riporterà in auge. La via in questione è su ottima roccia, ben attrezzata, e il tiro chiave lo abbiamo trovato un po’ bagnato sulla sinistra, in corrispondenza di una buona presa. Comunque, l’obbligatorio è 6b.

Avvicinamento:
Dalla strada 45bis in località Lago, provenendo da Pietramurata, in direzione sud, superato il distributore Eni sulla sinistra, dopo circa 100 metri, vi è la chiara indicazione “Bar, Oasi Lago Bagattoli” a destra. Imboccare la stradina e al primo bivio mantenere la sinistra. Proseguire per la strada fino a un tornante, poco prima di una sbarra, dove si parcheggia.

Accesso:
Si segue ora la strada sterrata oltre la sbarra e, al primo incrocio, si prende a sinistra in direzione sud. Continuando, si vedrà un masso sulla destra con la scritta “Antiscudo”, ometti, e si segue la traccia che sale fino sotto la parete dell’Antiscudo. Arrivati sotto la parete, si gira a sinistra fino a trovare la targhetta con il nome della via, che si trova poco prima della via “Progetto Dharma”. Fino a qui, circa 20 minuti.
Relazione:
Il primo tiro è facile, si sale su roccia lavorata e articolata puntando a un pino sulla destra. Lo si supera e si prosegue con arrampicata facile fino a traversare a destra per raggiungere una costola che delimita a sinistra un canalino. Lo si segue per qualche metro fino alla sosta a destra su due fix. Sosta 1, 35 m, 10 fix, 3 chiodi e una clessidra, difficoltà 5b.

Sul secondo tiro, anche qui un pino in alto ci indica la strada. Salendo sulla placca lavorata, lo superiamo tenendolo a destra, quindi ci avviciniamo al bordo destro della placca che si interrompe creando un diedro. Lo seguiamo fino a interrompersi in prossimità di buchi, che ci dirigono a destra verso la sosta. Sosta 2, 28 m, 6 fix e 2 chiodi, difficoltà 5c.

Sopra di noi, si trova la placca del tiro chiave, una striscia di roccia più chiara che scorre tra due porzioni di roccia più scura. I fix sembrano ravvicinati, ma dopo il primo riesco a individuare a sinistra una buona presa che mi permette di moschettonare il secondo fix. Il terzo è lontano, e per raggiungerlo devo rimanere a sinistra, dove una lista orizzontale è bagnata, e comunque non è facile arrivare a moschettonare. Lo faccio, ma mi riposo un attimo. Il passo successivo arriva sotto un tettino e, per raggiungere una buona presa, bisogna tirarsi su su due lamette oblique ed allungarsi a sinistra. Ora si è su buone prese, ed arrivare alla sosta traversando a sinistra è facile. Anche qui un pino poco prima ci sorveglia e ci rassicura con un cordone alla sua base che ci protegge. Sosta 3, 25 m, 8 fix, 1 chiodo e un albero, difficoltà 6b+.


Il diedro/fessura finale è sopra la nostra testa. Subito sopra la sosta c’è uno stopper, ma per me mettere un rinvio mi sembra più faticoso che alzarmi un po’ e utilizzare il primo fix fuori a sinistra. Mi alzo, ma l’arrampicata mi sembra un po’ contorta, forse per via della conformazione di questo diedro. Più sopra i gesti si fanno più fluidi, ed esco dalla fessura con il sole sulla faccia. Ormai sono fuori, e pochi metri sopra vedo la sosta. Sosta 4, 25 m, 4 fix, 1 chiodo e uno stopper, difficoltà 6a.

Discesa:
dalla sosta sommitale ci si alza ancora qualche metro e si prende la traccia a sinistra(ometti di sassi) per ritornare all’auto in circa 30 minuti. Noi abbiamo optato dal momento che io avevo lasciato lo zaino e le scarpe di avvicinamento alla base, di scendere in corda doppia ( una di circa 55 metri e la seconda di 60 metri)la prima alla sosta del secondo tiro e la seconda diritta alla base della via “Invisibile Touch” poi dalla base in 20 minuti si è all’auto.
AVVERTENZE:
L’alpinismo è un’attività potenzialmente pericolosa se non praticata con la dovuta preparazione ed esperienza.
Le relazioni delle escursioni, ascensioni e arrampicate sono il frutto della nostra personale ed estemporanea esperienza e non possono essere considerate inconfutabilmente attendibili. Tutte le notizie vanno valutate e verificate sul posto di volta in volta, e da persone esperte, prima di intraprendere qualsiasi percorso.
Si declina ogni responsabilità per qualsivoglia inconveniente, incidente, perdita o danno risultanti dalle informazioni contenute nella presente relazione.