Venerdì 5 luglio 2024

Dalla sosta del primo tiro guardo giù verso la valle e vedo la bellissima area palustre di Loppio (la più grande del Trentino), colma di acqua grazie alle abbondanti piogge di questa primavera. In precedenza, in questa valle, nel 1439 è passata una piccola flotta di imbarcazioni veneziane provenienti da Venezia. Risalendo il fiume Adige e poi trascinandole via terra fino a Torbole, sono riusciti a riconquistare il Lago di Garda dalla marina del ducato di Milano. Questo settore è stato considerato alpinisticamente solo da poco tempo. Nell’ultima guida di Diego Filippi viene riportata solo la via “L’alpinista dai capelli bianchi”, aperta nel 2017 da G. Perenzoni e G. Spagnolli. La via da noi ripetuta è stata aperta di recente e le informazioni le ho prese dall’articolo di M. Giordani sul blog orizzontidolomitici.wordpress.com. Ultimata negli ultimi mesi del 2023 da M. Giordani, S. Martini e W. Manzi, viene descritta come una linea meritevole di essere ripetuta. Ed eccoci qui.

Avvicinamento: Noi abbiamo parcheggiato l’auto al Passo S. Giovanni, provenendo dal casello autostradale di Rovereto Sud, e abbiamo lasciato il veicolo nello slargo a destra, poco prima del cartello indicatore del Passo. Da qui abbiamo preso la ciclabile in direzione Nago per qualche decina di metri fino a che questa fa una curva a destra e scende. A questo punto, abbiamo seguito la strada fino ad imboccare la prima strada a destra che entra in campagna. In fondo alla stradina, sulla destra, parte una traccia di sentiero leggermente in salita per poi diventare sempre più erto. Finita la salita, il sentiero diventa pianeggiante e passa davanti a una grande roccia scavata, segno di un ricovero di guerra. Poco più avanti, ad un bivio, prendere il sentiero che inizia lentamente a scendere a destra (quello a sinistra che sale è quello di discesa). Si continua a seguire il sentiero fino a che questo tocca la roccia dove parte la via (scritta alla base). Dall’auto, circa 40 minuti.

Relazione: Il primo tiro parte direttamente dal sentiero e segue delle fasce terrose dove la vegetazione è meno presente. Si notano i fix e i cordini lungo il percorso. L’arrampicata è facile e non particolarmente attraente. Sosta 1, 50 m, 4 fix, 2 chiodi, 1 cordone su albero, difficoltà 4+.

Il secondo tiro è quello chiave: si sale sopra la sosta spostandosi successivamente a destra. Ora, sopra di noi, si notano dei grandi tetti e si punta a un cordone collegato a un fix ben visibile che scende dal tetto. Le fasce di roccia orizzontali aiutano molto. Il passaggio avviene obliquando a sinistra. La roccia è ancora bagnata, ma qui le tacche e le gocce sono grandi.

La placca soprastante esige movimenti tecnici e il fix a destra del buco è un po’ lontano. Superato il passo, si arriva sotto un altro tettino dove la placca finisce. Il bordo è molto generoso e permette agevolmente il successivo moschettonaggio. Tuttavia, il superamento del tettino non è così banale e si esce più facilmente verso sinistra per poi riattraversare a destra su una cengetta. Ancora un albero ci porta alla sosta. Sosta 2, 50 m, 7 fix, 2 chiodi, 1 cordone e 2 alberi, difficoltà 6b+.

Il terzo tiro parte diritto sopra la sosta in un diedrino. Successivamente, una cengia aiuta ad obliquare verso sinistra superando delle fasce rocciose. Infine, una bella lama ci porta sulla cengia che traversa ancora a sinistra fino alla sosta. Sosta 3, 40 m, 4 fix, 2 chiodi, difficoltà 5.

Il quarto tiro parte leggermente a destra della sosta, su rocce un po’ rotte. Dopo qualche metro si arriva in una zona di lame ben appigliate che permettono di traversare a destra sotto un tetto. Poi ci si alza raggiungendo uno spigolo, superato il quale, verso destra, si entra in una placca ricca di prese che porta in sosta. Sosta 4, 42 m, 3 fix, 3 chiodi e 3 cordini, difficoltà 6a.

La quinta lunghezza inizia alzandosi dalla sosta su un piccolo pilastrino che permette di raggiungere il primo fix. Successivamente, ci si alza sulla placca rimontando una cengetta per poi proseguire fino a un tettino che si mantiene a destra. Si continua a salire il diedro/placca in alto e ci si sposta leggermente a destra per continuare ancora dritto sulla placca, raggiungendo delle rocce più facili. Si rimonta una cengia verso sinistra ed si arriva in sosta. Sosta 5, 50 m, 10 fix, 1 chiodo e 1 cordino, difficoltà 6b.

La sesta lunghezza supera, sopra la sosta, un breve muretto e raggiunge una fascia di roccia un po’ rotta. Poco sopra, si traversa a destra e facilmente si raggiunge la sosta. Sosta 6, 20 m, 2 fix, difficoltà 5+.

L’ultimo tiro inizia alzandosi dalla sosta per raggiungere il diedro soprastante. La prima protezione è un chiodo posizionato in alto e, per arrivarci, la roccia tende a sbriciolarsi. Subito sopra, però, diventa più appigliata e solida. La fessura in fondo al diedro è buona e le dita entrano bene. Ancora pochi metri e siamo fuori dal diedro, trovandoci sul pianoro sommitale. Sosta 7, 20 m, 1 chiodo, 2 fix, difficoltà 6a+.

Discesa: dalla sommità della via si segue una traccia che scende a sinistra (ometti), noi abbiamo preso la valletta che si trova a nord dove abbiamo trovato dopo qualche minuto una traccia marcata che ci ha riportato sul sentiero dell’andata e infine all’auto.Tempo circa 30 minuti.
Note: la via a mio parere merita la ripetizione, la chiodatura è buona e non sempre ravvicinata. Il panorama sulla valle di Loppio è impagabile. Noi pur avendo portato tre friends non li abbiamo usati.


AVVERTENZE: L’alpinismo è un’attività potenzialmente pericolosa se non praticata con la dovuta preparazione ed esperienza.
Le relazioni delle escursioni, ascensioni e arrampicate sono il frutto della nostra personale ed estemporanea esperienza e non possono essere considerate inconfutabilmente attendibili. Tutte le notizie vanno valutate e verificate sul posto di volta in volta, e da persone esperte, prima di intraprendere qualsiasi percorso.
Si declina ogni responsabilità per qualsivoglia inconveniente, incidente, perdita o danno risultanti dalle informazioni contenute nella presente relazione.