Viaggio in Argentina – El Calafate e El Chalten

El Calafate sul Lago Argentino

Siamo rimasti molto sorpresi nel ritirare l’auto all’aeroporto. L’agenzia AVIS ci ha consegnato un pick-up quasi nuovo e molto comodo. Dovremo percorrere molti chilometri, molti dei quali su strade sterrate, e quindi siamo molto soddisfatti. L’hotel si trova a El Calafate, vicino al lago Argentino, proprio accanto a una piccola riserva naturale chiamata Laguna Nimez. L’hotel è molto carino e tranquillo, e la gestione è sempre femminile. Abbiamo fatto una breve escursione nei dintorni dopo una giornata passata in viaggio; avevamo la necessità di sgranchirci le gambe. La cena l’abbiamo consumata al ristorante El Cucharon, vicino all’hotel, ottima scelta. Il giorno dopo siamo andati a visitare il famoso ghiacciaio Perito Moreno con una prenotazione fatta mesi prima. Siamo stati prelevati con un minibus dall’hotel per poi cambiare con un autobus più grande, insieme a molte altre persone. La guida che ci accompagnava ci ha fornito una dettagliata descrizione del luogo dove stavamo andando e in generale della storia dell’Argentina, della flora e fauna del posto, e ne siamo rimasti piacevolmente entusiasti.

Il lago Argentino

Arrivati sul posto, siamo rimasti folgorati dalla bellezza del luogo. Dopo le istruzioni impartiteci dalla guida su come muoverci sulle passerelle, ci siamo mossi per avvicinarci al ghiacciaio. Tutto il tempo che siamo rimasti sulle passerelle è stato scandito da sordi boati di sezioni di ghiaccio che precipitavano nel lago, rendendo spettacolare l’attesa di osservare una frana maggiore, che non sempre avviene.

Panoramica del Ghiacciaio Perito Moreno

Il ghiacciaio prende il nome dall’esploratore, naturalista e geografo Francisco Moreno, detto ‘El perito’ (che significa esperto in spagnolo). Egli ebbe un ruolo importante nella delineazione dei confini tra Argentina e Cile e diede il nome all’attuale Lago Argentino. Patrimonio dell’UNESCO dal 1981, il ghiacciaio Perito Moreno si trova nel Parco Nazionale Los Glaciares in Patagonia Argentina ed è da molti reputato l’ottava meraviglia del mondo (non ufficialmente).

Un crollo

Ha un’estensione di 250 km², 30 km di lunghezza e un’altezza di 74 metri sopra la superficie del Lago Argentino. Il Perito Moreno è alimentato dal Campo de Hielo Sur, la terza riserva d’acqua dolce al mondo dopo i Poli. La sua principale particolarità è che il Perito Moreno è uno dei tre ghiacciai che (apparentemente) non si stanno ritirando. Da El Calafate all’entrata del Parco vi sono circa 80 chilometri di strada da percorrere. Un consiglio è quello di programmare una visita a El Glaciarium, un interessante museo a El Calafate che ne spiega la natura e la dinamica.

Sulle passerelle davanti al ghiacciaio

La mattina seguente siamo già in viaggio verso El Chalten a bordo del nostro pick-up, Toyota Hilux, e dobbiamo percorrere circa 220 chilometri di strade pressoché deserte. L’operatore dell’agenzia di noleggio ci ha messo in guardia sull’attenzione da porre alla velocità, sia sulle strade asfaltate per la presenza frequente di animali selvatici, sia sulle strade sterrate per la pericolosità di buche o per il passaggio di animali vaganti. Il trasferimento si svolge senza particolari intoppi ed è intervallato da pause per fotografare scorci del lago Argentino e Viedma incontrati lungo il percorso.

Guanachi lungo la strada per El Chalten

Lungo la strada incontriamo spesso guanachi e nandù, oltre a pecore e cavalli. Normalmente nei terreni che fiancheggiano la strada sono presenti recinzioni che impediscono agli animali domestici di invadere la carreggiata, ma non per quelli selvatici. Dopo aver percorso circa 120 chilometri sulla Ruta 40, prendiamo la Ruta 23 sulla sinistra che procede dritta verso El Chalten e, sfiorando il Lago Viedma, arriviamo in questo paese nato di recente (1985). Poco prima di arrivare in paese, in una piazzola sulla destra, ci fermiamo per qualche foto con lo sfondo del Fitz Roy; il Cerro Torre è coperto dalle nubi, una vistosa insegna in legno indica il Parque Nacional Los Glaciares. Poco prima di entrare in paese, sulla destra, in un polveroso piazzale, una bizzarra costruzione in lamiera tempestata di adesivi di tutti i tipi mi fa presumere essere il distributore di carburante, anche se per riconoscerlo vi è solo una scritta ‘YPF’, sigla della compagnia petrolifera con maggioranza azionaria dello stato argentino.

Il Lago Viedma

Il paese si trova alla confluenza del Rio Fitz Roy che si immette nel Rio Las Vueltas, che dopo pochi chilometri sfocia nel Lago Viedma. Sembra un villaggio western; le case, molte delle quali in legno rivestite di lamiera, danno quel tocco di frontiera.

In prossimità di El Chalten sullo sfondo il Fitz Roy

Le strade, la maggior parte sterrate, sono frequentate da automobili fuoristrada e i turisti, la maggior parte giovani, sono qui per percorrere i trekking sulle famose montagne della zona.

El Chalten

A me torna in mente il rocciatore Cesare Maestri, che fu il primo a scalare il Cerro Torre nel ’59 insieme a Toni Egger, impresa che fu criticata e messa in discussione successivamente. Maestri fu invitato alla scalata da Cesarino Fava, anche lui trentino che risiedeva in Argentina. La prima ascensione certificata fu fatta dai Ragni di Lecco nel 1974. Il massiccio del Chaltén è costituito da due file parallele di monti, il gruppo del Torre e la catena del Fitz Roy (noto anche come Cerro Chaltén).

Il massiccio confina a ovest con il Campo de Hielo Patagonico Sur, questo enorme ghiacciaio ha una lunghezza di circa 350 km e una superficie di circa 13.000 km², dei quali circa il 90% in territorio cileno. Si tratta della terza calotta glaciale del mondo. Le cime più note del massiccio sono alte rispettivamente 3405 m il Fitz Roy e 3128 m il Cerro Torre, ma non è l’altezza di queste cime a definirne la difficoltà di scalata, ma il tempo meteorologico influenzato dall’Oceano Pacifico e dal ghiacciaio Hielo Patagonico. Arrivati al nostro Hotel, che si trova in fondo al paese vicino alla partenza per il sentiero che porta alla base del Fitz Roy, abbiamo riposto i bagagli in stanza e ci siamo messi in cammino.

Al mirador de las Aguilas sullo sfondo il Lago Viedma

Una breve escursione fino al Mirador de Las Aguilas a sud dell’abitato, si parte dal centro visitatori e si prende il sentiero dietro alla costruzione; il tragitto è di circa 5 chilometri tra andata e ritorno, il dislivello è di circa 300 m. Noi siamo andati poi a destra sulla collina dove c’è un’antenna per fare il giro più lungo. Il panorama dal Mirador è sul Lago Viedma a sud e sull’abitato di El Chalten a nord. L’ottima visibilità ci ha permesso di osservare un bellissimo panorama su Fitz Roy e Cerro Torre, nonostante il vento fosse abbastanza impetuoso. Alla sera abbiamo cenato al ristorante Patagonicus, gestito dalla figlia dell’alpinista Cesarino Fava, con foto alle pareti della spedizione trentina al Cerro Torre e una buona birra.

Sul sentiero verso la Laguna Torre

Il giorno seguente la nostra meta è stata la Laguna Torre, un’escursione con pochi metri di dislivello (circa 500) ma piuttosto lunga (20 km). La giornata è stata stupenda e sul sentiero non abbiamo trovato molta gente. Raggiunta la Laguna Torre, dove la maggior parte degli escursionisti si ferma per riposarsi e scattare qualche foto con il mitico Torre, noi abbiamo proseguito sulla morena che si diparte sulla destra e fa da contorno al lago.

I resti di una baracca sopra il Mirador Maestri

Seguendo il sentiero che porta al Mirador Maestri, nella parte alta ci siamo inoltrati in un boschetto in cui abbiamo trovato i resti di una baracca che probabilmente fungeva da campo per le spedizioni. Più sotto il Mirador Maestri, dal quale si spazia sul ghiacciaio sotto il Cerro Torre e sul lago sottostante e sulla parete sud.

Al Mirador Maestri sopra la Laguna Torre sullo sfondo il Cerro Torre

Il sentiero è abbastanza frequentato ora che la giornata è avanzata, la temperatura si alza e il sole picchia. Il rientro a El Chalten per il primo pomeriggio ci ha consentito di guardarci un po’ intorno prima di andare in hotel per darci una rinfrescata. La nostra escursione è durata circa sei ore; il tempo ha cominciato a guastarsi verso sera e il meteo dava pioggia per tutta la notte e il giorno successivo, e così è stato. Il nostro Hotel è il Pudu Lodge in fondo al paese, vicinissimo all’inizio del sentiero per il Fitz Roy; è comodo, carino e molto spazioso.

Dal sentiero per la Laguna Capri

La cena alla sera siamo andati al Don Guerra, dove si mangia molto bene la carne, e abbiamo anche assistito a musica dal vivo da parte di tre musicisti del posto, malgrado Emanuela non fosse d’accordo sul volume elevato dei suoni.

Laguna Capri

Il mattino successivo piove a dirotto, motivo in più per girarci dall’altra parte e continuare a sonnecchiare fino alle 8.30. La pausa forzata ci ha fatto reagire molto bene perché i ritmi del viaggio sono abbastanza serrati e dopo colazione abbiamo tutto il tempo per leggere le notizie dei giornali italiani e scrivere qualche appunto. Usciti, siamo andati a fare un po’ di spesa al supermercato e abbiamo notato con stupore che non vengono date borse in nylon per trasportare la spesa, e noi ci siamo arrangiati a portare le bottiglie d’acqua nei zainetti che abbiamo con noi. Nel primo pomeriggio la pioggia diminuisce e esce anche un po’ di sole; noi siamo pronti per andare alla Laguna Capri, un laghetto non molto distante da noi sul tragitto per il Fitz Roy. Ben equipaggiati da pioggia, abbiamo iniziato a salire e siamo riusciti anche a vedere dei bellissimi arcobaleni sulla valle sottostante.

In viaggio verso Il Cile ci voltiamo per un ultimo sguardo

In prossimità della Laguna Capri abbiamo notato anche un accampamento di tende (qui è permesso), ma non siamo riusciti a vedere il Fitz Roy, coperto dalle nuvole. Il dislivello è di circa 400 metri e la lunghezza di circa 12 chilometri. Rientrati all’hotel nel pomeriggio, abbiamo cenato al Rancho Grande, un ristorante vicino al nostro hotel senza grandi pretese. Una cosa che abbiamo apprezzato molto è avere il bollitore in stanza che ci ha permesso di farci il tè o il caffè ogni qual volta lo desideravamo. La mattina successiva, senza troppa fretta, siamo partiti dopo colazione, destinazione Puerto Natales in Cile. La giornata è stata splendente e mano a mano che ci allontanavamo potevamo vedere sullo sfondo dietro di noi il panorama della catena di montagne del massiccio Chaltèn.

Nandù lungo la strada

Abbiamo superato diversi ciclisti e ci siamo fermati a fotografare gruppi di Nandù. A metà strada tra El Chalten e El Calafate, superato il ponte sul Rio La Leona, ci siamo fermati al Roadhouse & Country Lodge La Leona, un hotel un po’ particolare sulla sponda destra del fiume succitato. Questo hotel venne edificato verso la fine dell’800 per alloggiare i coloni in attesa di trasportare i greggi di pecore da una sponda all’altra del fiume. La zattera che faceva la spola riusciva a trasportare al massimo 200 pecore alla volta e quindi i coloni dovevano aspettare qualche giorno fino a che tutte le pecore venivano trasbordate.

La Leona

Tra gli ospiti noti che passarono in questo luogo vi furono: banditi come Butch Cassidy e complici, Padre Alberto Maria D’Agostini, sacerdote salesiano, fotografo e alpinista, i Ragni di Lecco (Casimiro Ferrari) Lionel Terray e Guido Magnone.

Foto prima ascensione al Torre

Il luogo prende il nome da un avvenimento accaduto al famoso Esploratore e Cartografo Francisco Perito Moreno, che in questi luoghi fu assalito e ferito gravemente da una femmina di puma (Leona nello slang patagonico).

Verso il confine Cileno

Il viaggio prosegue sulla Ruta 40 in direzione Rio Turbio e al bivio con la Ruta 7 noi prendiamo questa che per quasi 70 km si svolge su terreno dissestato (ghiaia e terra). Questa strada non ci permette di superare i 60/70 chilometri all’ora e questo ci rallenta, ma noi abbiamo tempo. Passando per Rio Turbio, una cittadina mineraria a ridosso del confine cileno, dopo qualche chilometro siamo alla frontiera dove passiamo senza controllo ma dobbiamo ritornare sui nostri passi perché ci serve il timbro della dogana argentina.

Arrivo a Puerto Natales

C’è una coda allo sportello, ma riusciamo a cavarcela abbastanza in fretta, coda alla dogana cilena e anche qui passiamo con il timbro sul documento rilasciatoci dalla società di noleggio auto. Dopo circa 20 chilometri siamo all’Hotel Big Sur di Puerto Natales.”