Svegliati all’una, la macchina per l’aeroporto ci aspetta fuori dalla porta dell’hotel. Carichiamo i bagagli e ci dirigiamo verso l’aeroporto. In una ventina di minuti arriviamo, ma ci accorgiamo che non è quello principale solo quando siamo dentro e l’autista se ne è già andato. Ci aggiriamo per i corridoi alla ricerca del tabellone delle partenze, ma del nostro volo nessuna traccia. Solamente dopo aver chiesto informazioni a un’hostess ci rendiamo conto di essere nell’aeroporto sbagliato. Scendiamo di corsa in strada e prendiamo un taxi, maledicendo l’autista precedente. Il nostro tassista, con la macchina a GPL, ci informa che faremo una breve sosta per il rifornimento, mentre noi lo incitiamo a fare in fretta perché abbiamo già perso troppo tempo. Entrare ed uscire dalla stazione di servizio è stato veloce e arriviamo in tempo alla porta delle partenze. Il volo per Trelew è ormai preso, ci rilassiamo sui sedili e meditiamo sul come presentare le nostre rimostranze all’agenzia.
La cittadina di Trelew non era la nostra meta e si trova 1200 chilometri a sud di Buenos Aires.

Una volta presa l’auto a noleggio, abbiamo iniziato il viaggio verso Punta Tombo, dove è presente una numerosa colonia di pinguini, circa 500.000. La strada per arrivare lì è lunga circa 120 chilometri, e iniziamo a familiarizzare con il territorio argentino: pianure immense e traffico quasi assente, qualche macchina ogni tanto. Arriviamo all’area protetta di Punta Tombo intorno alle 9 del mattino, nel parcheggio c’è solo una macchina. Il percorso è allestito con passerelle in legno che indicano la direzione, è sufficiente seguirle per ritrovarsi faccia a faccia con i pinguini. Prima di iniziare il percorso, un’assistente dell’area ci elenca i comportamenti da tenere se incontriamo questi piccoli animali. I pinguini depongono le loro uova qui, in buche scavate nel terreno, accudiscono i loro piccoli e poi, una volta svezzati verso la fine di marzo, partono nell’oceano verso climi più caldi, riuscendo a percorrere fino a 3000 km.


La visita dura un paio di ore e poi ci rimettiamo in macchina per dirigerci verso la cittadina di Puerto Madryn, base di partenza per l’osservazione di foche e leoni marini nella penisola di Valdez.
Il nostro albergo, La Posada Hotel Boutique, si trova alla periferia sud della cittadina, e la strada per arrivarci è ancora sterrata, sembra un quartiere nuovo ancora da rifinire. Il nostro hotel è molto carino e possiede un giardino interno con una piscina. Alla reception, una signora bionda molto gentile ci consegna la chiave della stanza. Una volta depositati i bagagli e fatta una calda doccia, ci stendiamo sul letto, stanchi della levataccia e delle giornate precedenti molto intense, nonché del trasferimento dall’Italia. Abbiamo dormito fino al mattino successivo senza nemmeno cenare. L’abbondante colazione del mattino nella sala panoramica dell’hotel ci ha dato la carica per la giornata.

Oggi percorriamo la penisola di Valdez in lungo e in largo, speranzosi anche di assistere ad un avvistamento di balene o di orche. Sappiamo benissimo che non è il periodo giusto: le balene arrivano qui per riprodursi tra giugno e dicembre. Le strade della penisola di Valdes sono tutte sterrate e la nostra Fiat Cronos (il design richiama la Fiat Tipo) a noleggio viaggia a suo agio. Alla guida c’è Emanuela che si diverte un mondo mentre io cerco soggetti da fotografare. Sulla strada d’ingresso alla penisola si deve pagare un biglietto (12000 Ars per persona più 900 per la macchina), circa 28€ totali. Il guardiano ci informa che dopo circa 20 km troveremo il Centro Visitatori, dove potremo avere informazioni sulla flora e fauna che incontreremo nella Penisola.

Dopo una breve sosta al centro, dove è presente anche lo scheletro di una Balena franca australe, proseguiamo per Puerto Piramides, unica cittadina della penisola in origine abitata dal popolo Tehuelche. Nel 1898, l’imprenditore di Buenos Aires Antonio Muno si avventurò nello sfruttamento delle saline della zona, per le quali ottenne il permesso di costruire una linea ferroviaria e altre strutture nel 1900. Scegliendo le acque calme del Golfo Nuevo, battezzò il nuovo insediamento Puerto Pirámides per le numerose scogliere a forma di piramide che si affacciano sull’insenatura. La sosta alla cittadina è solo per visitare la spiaggia con la targa dedicata al pioniere visionario ecologista Tito Bottazzi, che in questa zona avviò l’attività di avvistamento delle balene e di immersione.

Riprendiamo la strada in direzione di Punta Delgada e subito fuori dall’abitato un piccolo gruppo di guanachi ci attraversa la strada, rischiando di essere travolti da una macchina che ci precede. La strada prosegue con traffico quasi nullo e noi ci godiamo il paesaggio. Ogni tanto ci fermiamo a fotografare gli animali liberi ai lati della strada, perlopiù guanachi (Lama guanicoe, camelide simile al lama) e nandù (Rhea americana, uccello simile allo struzzo). Prima di arrivare alla Caleta Valdes, che insieme a Punta Norte costituisce le mete di oggi, ci fermiamo al lato della strada per dirigerci a piedi verso il bordo della scogliera, dalla quale si possono vedere sulla lunghissima spiaggia sottostante i leoni marini e le foche che si godono il sole.



Alla Caleta Valdes, oltre alle passerelle per osservare la spiaggia, si trova un bar. Noi abbiamo percorso un sentiero che scende leggermente per osservare la spiaggia vera e propria. Sotto la passerella principale comunque si vedono parecchi leoni ed elefanti marini che sonnecchiano; un cartello indica l’ultimo avvistamento di orche di due giorni prima. Il giorno in cui siamo andati noi non c’è stato alcun avvistamento di orche, cosa rara in questo periodo. Proseguendo per la strada, troviamo Punta Norte, anch’essa un bel osservatorio sull’oceano. Al parcheggio riusciamo a vedere due armadilli che gironzolano tra le gambe dei passanti e le auto in sosta.

Ora, dopo aver scattato un sacco di fotografie, iniziamo a rientrare verso Puerto Madryn, che dista circa 160 chilometri, la maggior parte su sterrato. Chi ha tempo e voglia, nella Penisola di Valdés, vi sono tre laghi salati, la Salina Grande, la Salina Chica e il Gran Salitrale, da visitare, anche se noi non abbiamo visto delle indicazioni ad hoc. È arrivato il momento di lasciare Puerto Madryn per Ushuaia, nella Terra del Fuoco, e l’indomani, dopo aver lasciato l’auto a noleggio all’aeroporto, ci imbarchiamo per il viaggio più a sud del Paese.