San Genesio – Schwarzwand – via Villa Kunterbunt

Come spesso accade quando si va verso l´ignoto, i piani non vanno come previsto. Ecco, oggi è stata una di quelle giornate: usciti con tutta l´attrezzatura per aprire una nuova via, siamo finiti a scalare una bella via giá attrezzata. Premetto che il porfido non è la mia roccia preferita e di conseguenza non sono uscito con grandissimi aspettative rispetto a quello che avremo trovato. Tant´è, dopo una trasferta per lavoro a VR, alle 14 eravamo al parcheggio del ristorante Messner presso Cologna (BZ). La parete in questione si erge dalla fitta vegetazione sopra la strada che dalla provinciale SP99 porta a Cologna ed è giá ben visibile all´inizio del sentiero che poi si alza nel bosco.

L´avvicinamento è corto e il sentiero evidente. Giunti a qualche centinaio di metri dalla parete è ora di fare qualche valutazione col binocolo. Giacomo aveva giá esplorato quello che poteva essere il primo tiro e lo scopo della nostra uscita sarebbe stato quello di calarsi dall´alto per ispezionare la parte alta della parete. Unica incognita: la parte centrale.

Ad una prima occhiata la roccia sembrava tutt’altro che solida in una fascia che avrebbe reso impossibile il passaggio di una via d´arrampicata. Dopo qualche minuto ad osservare la parete passandoci il binocolo siamo giunti alla conclusione che anche una calata da sopra sarebbe stata inutile poiché la roccia nella parte centrale era evidentemente inscalabile e potenzialmente pericolosa. “Giacomo, che si fá? Scaliamo una delle altre vie? Ormai siamo giá qua, non ne ho provata nemmeno una” “dai facciamo Villa Kunterbunt” “OK!”. Troviamo un posto dove nascondere lo zaino e verifichiamo di avere abbastanza rinvii…14…giusti. Meno male abbiamo portato entrambi le scarpette!

Si parte, come al solito Giacomo…è tradizione. Primo tiro semplice, comincia obliquando verso destra per poi traversare in maniera più decisa verso la sosta.

Gli spit sono ben visibili e la roccia è solida, contrariamente alle aspettative. Secondo tiro, placca appoggiata. Gli spit sono sempre ben visibili, quindi non guardo la relazione e parto non sapendo che mi aspettano 55m di tiro.

Grado giusto, gli appigli e gli appoggi sono tendenzialmente piccoli, la placca però è appoggiata. La roccia anche qui è solida, alcune tacche o croste vanno utilizzate con cautela e leggerezza.

Attenzione! Il terzo tiro si sviluppa in traverso verso sinistra per poi rimontare un piccolo strapiombetto (passo singolo) il quale porta con balze appoggiate alla penultima sosta (in comune con la via Hoppetosse). Bene, da qua si vede il diedro verticale che porta all’uscita della via. La roccia sembra sempre buona e quindi parto deciso.

Il primo passo nel diedro è liscio, decido di spostarmi a sinistra e uscire, trovo qualche tacchetta per le mani ma non mi fido a tirarle, i piedi sono in aderenza e non vedo soluzioni vicine per le mani. Lo spit prima è ormai all’altezza dei miei piedi e comunque un metro verso destra. Decido di fare una pausa per comprendere meglio il passaggio. A questo punto noto una bella lama verticale sulla parte destra del diedro, con quella dovrei riuscire ad alzarmi quello che basta per raggiungere una buona presa più sopra. I piedi sempre in aderenza ma con un pó di decisione passo. Infilo il prossimo rinvio e avanti verso il prossimo passo. Il diedro procede sempre molto verticale su tacche e piccoli appoggi, talvolta svasi, per i piedi. Occorre qualche passo in sostituzione per arrivare fino alla strozzatura sommitale che va aggirata verso destra.

Questo ultimo passo anche richiede decisione poichè il masso che strozza il diedro crea un tettino. In generale il tiro è ben protetto e il grado giusto. Rimpiango un pò il rest dell’inizio ma pazienza, tornerò per farlo tutto d’un fiato. Ultima sosta su albero, mi levo le scarpette e coi piedi sul porfido scaldato da sole, recupero le corde guardando il catinaccio che si infuoca alle mie spalle. Recupero Giacomo che confessa di aver fatto il tiro “sulle unghie” (?!?), selfie in cima alla via e si approntano le doppie.

Il cordone sull’albero andrebbe cambiato…nello zaino che abbiamo lasciato alla base eravamo pieni di cordoni per la giornata di tracciatura che ci immaginavamo…peccato non averci pensato. Come anticipato in apertura mi aspettavo una qualitá della roccia molto più scarsa, in verità è solido porfido, molto meglio delle vie sotto al Noafer. Un silenzio raro quello che ci ha accompagnati durante la salita, merito sicuramente della stagione e del pomeriggio infrasettimanale.

AVVERTENZE: L’alpinismo è un’attività potenzialmente pericolosa se non praticata con la dovuta preparazione ed esperienza.
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